BOCCIONI, MARINETTI E L'AVANGUARDIA FUTURISTA 

 FORME UNICHE DELLA CONTINUITÀ NELLO SPAZIO A MILANO


Roma 23 Nov. 1933 XII

Illustre amico,

Ho ricevuto con piacere la sua lettera che mi conferma il Trionfo della Mostra Boccioni e delle sue onoranze nazionali.

Credo, e in ciò son d'accordo con tutti i futuristi e i conoscitori d'arte d'avanguardia, che la scultura intitolata "Linea unica della continuità nello spazio" debba costituire la parte essenziale della già iniziata galleria Boccioni e delle avanguardie futuriste.

Aderendo al desiderio di Nicodemi le faccio sapere che sono disposto a cedere al Comune di Milano al prezzo di lire 8000 ( ottomila ), rimanendo inteso che di detta scultura esisteranno soltanto 4 esemplari destinati a Milano, a Roma, alla citta natale di Boccioni, Reggio Calabria e a me.

Ricordando il piacere provato nel parlare d'arte con lei, sono lieto di vederla verso la metà di dicembre a Milano.

Con viva simpatia.


IL DOCUMENTO

Scansione in alta risoluzione della lettera, conservata presso la Cittadella degli Archivi del Comune di Milano. Documento gentilmente concesso dal Professor. Martelli, direttore della Cittadella degli Archivi.

LA LETTERA IN BREVE 

Il 23 novembre 1933, in piena epoca fascista (XII anno E.F.), una lettera di Filippo Tommaso Marinetti, figura centrale del Futurismo, fu inviata a Marcello Visconti di Modrone, allora Podestà del Comune di Milano (in carica dal 1929 al 1935). Questo documento, di straordinaria rilevanza storico-artistica, rispondeva a una lettera del Podestà che si congratulava per il successo della "Mostra Boccioni" (tenutasi a Milano nel 1933).

Al centro della comunicazione di Marinetti vi era una proposta di acquisizione da parte del Comune di Milano: la vendita della scultura "Linea unica della continuità nello spazio" (oggi universalmente nota come "Forme uniche della continuità nello spazio"), una delle opere più significative e rappresentative di Umberto Boccioni. Marinetti, in quanto proprietario dell'opera, ne offriva la cessione per la somma di 8.000 lire. L'autore sottolineava l'importanza cruciale della scultura, proponendo che essa costituisse il nucleo fondante della futura galleria Boccioni, data la valenza pionieristica e innovativa nel contesto artistico dell'epoca.

Questa lettera non è solo un atto commerciale, ma un prezioso reperto che permette di ricostruire le origini e la valorizzazione di un'opera cardine per la comprensione del Futurismo e dell'arte italiana del primo Novecento. "Linea unica della continuità nello spazio" incarna i principi dinamici e spaziali teorizzati da Boccioni e dal movimento futurista, rappresentando una rottura radicale con le convenzioni artistiche precedenti. L'eventuale acquisizione da parte del Comune di Milano avrebbe non solo arricchito il patrimonio civico, ma avrebbe anche consolidato la posizione della città come centro propulsore dell'avanguardia artistica.

Il documento offre, dunque, una prospettiva unica sulla complessa interazione tra arte, politica culturale e mercato dell'arte nell'Italia degli anni '30, evidenziando il ruolo attivo di figure come Marinetti nel promuovere e preservare le opere chiave del movimento futurista.

LINEA UNICA DELLA CONTINUITÀ NELLO SPAZIO...UNA SCULTURA IN MOVIMENTO

ANALISI DELL'OPERA

"Forme uniche della continuità nello spazio" è una scultura rivoluzionaria che affronta una questione centrale per il suo artista, Umberto Boccioni: come tradurre i principi cardine del Futurismo, ovvero il dinamismo e il movimento, in una forma tridimensionale.

La scultura raffigura una figura umana a metà di un passo, dimostrando un movimento straordinariamente fluido. Sebbene alcune parti siano assenti, la forma umana è chiaramente riconoscibile. La gamba anteriore è nettamente flessa a novanta gradi, contrastando con la gamba posteriore completamente estesa, indicativa di una falcata potente e ampia.

Il contorno è realizzato attraverso un'interazione di curve, creando un senso di flusso continuo piuttosto che di massa statica. Questa modellazione continua è fondamentale per la sua duplice natura: da una prospettiva, il busto appare robusto e pieno, eppure da un'altra, emerge un vuoto, dando l'impressione che la forma sia costantemente rimodellata dall'aria circostante. Questo approccio innovativo ha sfidato le norme scultoree tradizionali, enfatizzando l'interazione tra la figura e il suo ambiente, creando un senso di movimento perpetuo nonostante la sua intrinseca immobilità come oggetto solido.



Il valore di un'opera nel tempo: Quante erano le 8.000 lire di Marinetti?

Quando Filippo Tommaso Marinetti vendette una sua opera al Comune di Milano nel lontano 1933, la cifra concordata fu di 8.000 lire. Ma cosa significava davvero quella somma all'epoca? E, soprattutto, a quanto corrisponderebbe oggi?

Grazie ai dati dell'ISTAT, Istituto Nazionale di Statistica, possiamo fare un viaggio nel tempo e "rivalutare" quel denaro. Considerando quasi un secolo di inflazione e cambiamenti economici, quelle 8.000 lire del 1933 equivalgono oggi a una cifra che si aggira tra i 13.000 e i 15.000 euro. Sì, avete letto bene: un valore decisamente significativo, che ci dà un'idea di quanto fosse importante quella transazione per l'epoca.

Questa rivalutazione ci permette di apprezzare meglio il contesto economico e storico in cui si muovevano artisti come Marinetti e di capire il vero peso delle somme che circolavano nel mercato dell'arte del secolo scorso.

Oggi le opere di Boccioni vengono vendute per milioni di euro, e un opera come ad esempio: "Forme uniche della continuità nello spazio" ha oggi un valore inquantificabile. Questo ci permette di comprendere la crescita del valore di un opera d'arte, basata principalmente sull'apprezzamento da parte del pubblico e dei mercanti e compratori d'arte. 


CALLIGRAFIA FUTURISTA

MARINETTI E D'ANNUNZIO A CONFRONTO

Sia Gabriele D'Annunzio che Filippo Tommaso Marinetti, due figure di spicco del Novecento italiano, condividevano l'idea che la scrittura fosse ben più di un mero strumento comunicativo: la consideravano un'autentica forma d'arte, attribuendo grande importanza alla resa visiva del testo sulla pagina. Tuttavia, il modo in cui ciascuno di loro concretizzava questa visione, e le finalità estetiche che perseguivano, erano profondamente diverse.

D'Annunzio era celebre per il suo stile raffinato e la sua ricerca della bellezza in ogni dettaglio. Le sue opere manoscritte spesso rivelano una calligrafia elegante e precisa, che esprimeva una sensibilità quasi pittorica per l'armonia delle forme e l'estetica delle parole. La "spontaneità" nel suo tratto non era mai un'irregolarità, ma piuttosto una fluidità naturale che si inseriva perfettamente in un disegno complessivo di equilibrio e perfezione formale. La cura meticolosa nell'impaginazione e nella disposizione degli spazi era un riflesso del suo desiderio di creare un'opera d'arte completa, dove la vista fosse appagata tanto quanto la mente, simile all'approccio misurato di un pittore davanti alla tela.

Marinetti, fondatore del Futurismo, si muoveva in una direzione radicalmente opposta. Con le sue rivoluzionarie "Parole in Libertà", egli mirava a scardinare le convenzioni della scrittura tradizionale. Il suo era un approccio audace alla tipografia: usava caratteri di dimensioni diverse, orientamenti inusuali, e spesso aboliva punteggiatura e sintassi per creare un impatto visivo immediato. La pagina diventava un campo di battaglia dinamico, dove le parole esplodevano per esprimere il rumore, la velocità e l'energia della vita moderna. La sua "spontaneità" era un'espressione quasi violenta, un'eruzione liberatoria da ogni vincolo formale. La precisione nella disposizione degli elementi sulla pagina non serviva l'armonia classica, ma l'efficacia dirompente del messaggio, trasformando la composizione in un'opera di rottura, pensata per provocare e stimolare nuove sensazioni visive e acustiche.

In definitiva, pur partendo da una premessa comune D'Annunzio e Marinetti imboccarono strade estetiche e concettuali ben distinte. Il primo ricercava la bellezza, l'eleganza e l'equilibrio formale, il secondo ambiva alla rottura delle convenzioni, alla dinamicità e all'impatto rivoluzionario attraverso una radicale libertà espressiva nella disposizione tipografica.

UN APPROFONDIMENTO SULLA CALLIGRAFIA DI D'ANNUNZIO

I PROTAGONISTI

FILIPPO TOMMASO MARINETTI

IL MITTENTE

Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), Figura chiave del Novecento, fondò il Futurismo. 

Nato in Egitto e formatosi a Parigi, si affermò prima come poeta francese. Nel 1909, il "Manifesto del Futurismo" lanciò il suo movimento dirompente, che esaltava velocità e dinamismo e diede vita alle "parole in libertà".

Interventista convinto e alleato di Mussolini, Marinetti fu un protagonista della scena politico-culturale italiana. Nonostante le controversie, i suoi manifesti restano fondamentali per capire le avanguardie del secolo scorso.

 

UMBERTO BOCCIONI

L'ARTISTA

Umberto Boccioni (1882-1916) fu il pittore, scultore e teorico che incarnò il Futurismo.

Dopo una formazione a Roma, nel 1910 firmò il Manifesto dei pittori futuristi, diventandone il leader artistico. La sua arte si concentrò sul dinamismo e l'espressione del movimento, anche nella scultura.

Fervente interventista, morì in guerra. Boccioni resta essenziale per la sua capacità di tradurre i principi futuristi in forme visive.


MARCELLO VISCONTI DI MODRONE

IL RICEVENTE

Marcello Visconti di Modrone (1898-1964). Conte di Lonate Pozzolo è stato un politico e imprenditore italiano. Fu podestà di Milano dal 20 novembre 1929 al 19 novembre 1935.  

Durante il periodo in cui ricoprì l'incarico di podestà di Milano venne avviata la costruzione del Palazzo di Giustizia che affidò all'architetto Marcello Piacentini e venne inaugurato l'Idroscalo.